Tradizioni
Ma, poichè era il periodo della fienagione e gli animali erano necessari per i lavori agricoli, i maranesi si rifiutarono di prestarglirli. Teodoro Castiglioni li sfidò e invece di punirli fece venire dalla Brianza numerosi asini (per i lavori necessari) e bandì una gara di velocità per le vie del paese. Non si conosce l'esito della sfida ma quell'evento fornì l'ispirazione per disputare il " Palio degli asini" nel corso degli anni.
A questa dimostrazione di abilità e destrezza è stata aggiunta la sfilata storica con costumi e travestimenti rievocativi e la festa si è trasformata nel "Palio dei rioni"; il paese oggi è diviso in quattro rioni (Castello, Cavaiago, Contrada Nuova, Piazza e Villa) che hanno riunito e raggruppato le antiche contrade, un tempo più numerose.
La data a partire dalla quale il Palio divenne ufficialmente istituzionalizzato (durante i secoli aveva avuto una ricorrenza saltuaria) è il 4 agosto 1974 e il nome ufficiale fu "Palio delle Contrade"; il premio consisteva in un drappo di raso azzurro ricamato con fili d'oro dalle suore di S. Giuseppe di Novara, recante impresso il campanile, simbolo delle manifestazioni maranesi, circondato dagli stemmi delle contrade.
A partire dai primi anni del 1990, il percorso della gara non si snoda più, come nel passato, per le vie del paese, bensì nel campo sportivo; cura e attenzione sono prestate per garantire il benessere degli asini.
Le maschere caratteristiche di Marano sono il Cecu e la Rusin, rispettivamente un mugnaio e una locandiera che, nella prima metà del 1600, aiutarono i maranesi a sfuggire alla prepotenza e ai soprusi delle soldatesche spagnole.
A Carnevale, il Cecu e la Rusin salgono da Zendone fino in centro paese e, dall'alto della torre-acquedotto, leggono alla popolazione un ironico proclama. Un tempo distrubuivano anche "pota e lac" (polenta e latte).
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